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Giacomo Leopardi

Leopardi

Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 17898. Figlio primogenito del conte Monaldo, un nobile da patrimonio malmesso. Monaldo, uomo severo e colto, affida l'educazione dei figli a precettori ecclesiastici. Nel 1809 iniziarono i sette anni che Giacomo stesso definirà di <studio matto e disperatissimo>.
Soffocato dall'ambiente familiare e sociale, Leopardi si immerge fra i libri della vastissima biblioteca paterna, apprende perfettamente le lingue classiche, studia le lingue moderne e l'ebraico.

Nel 1822 Leopardi ottiene il permesso di trasferirsi a Roma, ospite di parenti. Nella capitale conosce letterali e uomini politici, ma non riesce a trovare un'occupazione, per cui è costretto a tornare a Recanati.
Si trasferisce a Milano poi a Roma e nel 1827 a Firenze. Nel 1830 a Firenze conosce Fanny Tartgioni Tozzetti, che amerà con vanità.
Nel 1833 si trasferisce a Napoli, dove muore nel 1837
La produzione di Leopardi è vasta e comprende opere di vario genere in prosa e in poesia.
Tra gli scritti in prosa si ha lo Zibaldone, un diario in cui l'autore affida riflessioni di vario genere. Tra gli scritti in poesia sono fondamentali i Canti, che oltre alle canzoni comprendono poesie dei Piccoli e Grandi Idili  celebri sono A SilviaInfinito.     

Leopardi trova nella poesia lo strumento più adatto per esprimere la sua ricchezza interiore, i suoi problemi, la sua ansia di riflettere sul destino dell'uomo, segnato per ~il poeta~ dal conflitto tra le speranze della giovinezza e le amare delusioni che riserva l'età matura.
Nel romanticismo italiano, Leopardi resta l'unico grande esempio di poeta ispirato da un pensiero negativo.
~nel tempo rivalutato in felicità illuminante di fraterna beatitudine~

Infinito Giacomo Leopardi Sempre caro mi fu quest'ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Il cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l'eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità s'annega il pensier mio: E il naufragar m'è dolce in questo mare

Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino

G. Leopardi

un autore audace riservatezza e determinazione. Una musica di parole in cui egli stesso e' un incantevole armonioso respiro essenza di note

H. Edda Cacchioni

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